In questo tempo di silenzio di tutti – quanto mai utile – si vorrebbe offrire una specie di falsariga per aiutare la preghiera.
È senz’altro provvidenziale che ognuno impari a pregare da solo, ascoltando lo Spirito. Quindi qui si propone questo schema per aiutare la preghiera personale.
Innanzi tutto, fissate un tempo, che manterrete fisso: almeno 30 minuti, e non più di 60. In questo spazio di tempo pregate così:
1. Invocate il dono e l’aiuto dello Spirito santo, e chiedete la grazia di ascoltare la sua voce;
2. Leggete la storia: un brano qualsiasi del Vangelo. Forse in questo tempo di Quaresima potrebbe essere utile la Passione, oppure prendere il Vangelo del giorno o qualsiasi altra pagina della Scrittura. Basta qualche riga, o un episodio. Non si tratta di sapere molte cose, né di studiarle, ma di sentirle e gustarle intimamente.
3. Chiedete esplicitamente la grazia di conoscere intimamente Gesù, rivivendo in voi quanto state leggendo, che è accaduto ad altri: ma la Scrittura è detta per noi, per farci da specchio. In essa ritroviamo noi stessi, come nei personaggi descritti, per incontrare con loro Gesù come è accaduto a loro.
4. Ascolto le persone, quel che dicono o potrebbero dire; le vedo in quel che fanno, o potrebbero fare; le osservo, noto e contemplo, nei dettagli. Il tutto senza ossessionarsi nel cercare quel che non riesco a immaginare, ma semplicemente mettendo me stesso in quella scena, come se fossi lì presente, facendomi contemporaneo a quanto narrato.
Cerco di trarre qualche frutto: non tutti i frutti possibili e immaginabili, ma solo qualcuno.
Cerco di capire (con la testa) e sentire (con il cuore) qualcosa che mi passa attraverso la Parola.
Corrisponde all’orazione della “lectio divina”, che però in questo schema, tipicamente ignaziano, è integrata dal farsi presente lì, dall’entrare nella scena, e non risolta nel semplice pensarci.
5. Dopo tutto questo, che può richiedere un certo tempo, farò un colloquio con Cristo nostro Signore: spontaneo, come quando un amico parla a un amico, mettendo in parola quel che ho capito o sentito.
Si può secondo la devozione, fare un colloquio con l’Eterno Padre, o nostra Madre e Signora: il tutto conformemente all’argomento trattato. Il colloquio è, in un certo senso, la parte principale, rispetto alla quale il resto è semplice preparazione e disposizione. Sarebbe bene quindi che riserviate ad esso una buona parte del tempo.
6. Al termine di tutto, concluderò con un Padre nostro, pregato lentamente, e così uscirò dalla preghiera.
Può essere utile prendersi ancora un po’ di tempo per rileggere la preghiera; per prendere coscienza di quel che ho sentito interiormente, quale sentimento è stato più forte nell’orazione e verificare se veniva dallo Spirito di Dio, oppure dal nemico della natura umana.
Questo metodo vi sarà di aiuto e sperimenterete la consolazione dello Spirito. Se non possiamo accedere alla presenza eucaristica, non manca mai però il dono dello Spirito: infatti, siamo sempre nell’amore della santissima Trinità in cui il Battesimo ci ha introdotti, perciò già viviamo una vita trinitaria!
Questo digiuno dalle nostre eucaristie, forse dovremmo leggerlo alla luce di Isaia 1 e desiderare intimamente quella relazione con il Signore che è segnata da un’autentica conversione.
Il Signore ci benedica,
ci preservi da ogni male
e accenda in noi il desiderio della vita eterna.