Alla sistemazione della Cappella di sant’Ignazio di Loyola si mise mano tre volte, dalla fine del 16° a quella del 17° sec. Il progetto, originariamente fu affidato a Giacomo della Porta , autore anche del progetto della facciata, fu poi a Pietro da Cortona ; in seguito però prevalse il progetto del Fratello gesuita Andrea Pozzo, di Trento, (1642-1709), vincitore nel 1695 di un pubblico concorso per ridisegnare l’altare.
Un indiscutibile trionfo del Barocco romano, la cappella che oggi ammiriamo sembra essere letteralmente spaccata da una forza interna. Le due coppie di alte colonne composite, sormontate da archi spezzati su entrambi i lati, appaiono come spinte da parte da un interno dinamismo spirituale dalla figura emergente al centro: posta su un piedistallo di marmo e bronzo dorato, la monumentale statua di S. Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, sembra proiettata in avanti nella gloria della grande nicchia, decorata con pannelli di bronzo dorato, lapislazzuli e altri marmi preziosi.
La statua originaria, opera di Pierre II Le Gros, venne fusa durante l’occupazione francese del 1798; ne rimase soltanto la pianeta, cui agli inizi dell’800 furono adattate le parti mancanti, formate in stucco e quindi argentate. Il lavoro venne eseguito nello studio di Antonio Canova, probabilmente da Adamo Tadolini (1788-1868), agli inizi del 19° sec.
A coprire la nicchia con la statua di S. Ignazio sta una grande tela, attribuita a Andrea Pozzo. Essa rappresenta, in alto, il Santo che riceve da Cristo risorto il vessillo con il monogramma del nome di Gesù e, in basso, su uno sfondo indefinito, due angeli dei quali, quello a sinistra regge il libro dei Vangeli aperto e quello a destra indica a quattro personaggi, simbolici dei quattro continenti conosciuti al tempo, il libro stesso. La tela, come un sipario, sale e scende con un sistema di bilancieri.
Nel complesso dunque tutto l’altare appare come una sorta di “teatro”, nel quale viene rappresentato lo sviluppo dell’itinerario di santità di S. Ignazio e di quanti, seguendo la via indicata dagli Esercizi spirituali, vorranno imitarlo.
La grande tela di Andrea Pozzo è stata restaurata alla fine del 2007 insieme al sistema di bilancieri.
La contemplazione del complesso infatti ha il suo culmine quando, nelle solenni festività, scendendo la tela nel suo alloggio, appare il Santo in gloria, rappresentato nella Statua posta nella nicchia dietro il quadro stesso.
Sotto l’altare un’urna di bronzo dorato opera di Alessandro Algardi (1595-1654) conserva il corpo del Santo.
In basso ci sono due gruppi statuari, la Religione che flagella l’Eresia, di Pierre II Le Gros (1666-1719) e la Fede che vince l’idolatria, di J.P. Théodon (1646-1713).
Tutte le decorazioni pittoriche sono state disegnate o eseguite da Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccia (1639-1709), su progetto di Fratel Andrea Pozzo (1642-1709).
La balaustra, disegnata da Andrea Pozzo, rappresenta una delle più belle creazioni del tardo barocco e fu modellata, tra gli altri, da P. Le Gros.