La chiesa del Gesù, dell’ordine dei Gesuiti di Roma, presenta elementi architettonici tipici delle chiese barocche. Un discepolo di Michelangelo, Giacomo della Porta disegnò una facciata che illustra l’influsso del suo maestro nell’esecuzione scultorea della superficie architettonica.
Il prospetto a due livelli, rivestito di pilastri e colonne corinzie, mette in relazione l’esterno della chiesa con l’interno e permettendo di intuire le altezze diseguali della navata e delle cappelle laterali.
Il problema architettonico di come armonizzare questa differenza ha una storia lunga, e Della Porta trae ispirazione dal passato, volgendo il suo sguardo fino alla facciata dell’Alberti per S. Maria Novella a Firenze (1456) e impiegando puntoni curvi o volute alle estremità del piano superiore, per mascherare il profilo irregolare della facciata e collegare visualmente i due livelli. In seguito, questa soluzione divenne un elemento comune delle chiese a piano longitudinale costruite a Roma. Nel disporre coppie di pilastri a intervali regolari lungo la faccia della chiesa ad entrambi i livelli, Della Porta mette l’enfasi sul collegamento verticale invece che sul dinamismo orizzontale. Per accentuare però il portale principale, l’architetto rompe la trabeazione e porta avanti di un passo verso la piazza l’intera porzione centrale. L’aggiunta delle colonne fiancheggianti e il doppio timpano al di sopra incornicia e fa risaltare l’entrata.
La decorazione rimane minima, in conformità con l’identificazione dei gesuiti con la riforma ecclesiastica del periodo.
Il grande stemma sopra il portale principale reca il monogramma di Gesù, mentre le due nicchie fiancheggianti accoglieranno le due statue di S. Ignazio (a sinistra) e di S. Francesco Saverio (a destra) solo nel decimosettimo secolo.
L’effetto complessivo della facciata è di forza ed energia, ma anche di austerità.