La sacrestia, progettata da Girolamo Rainaldi (1570-1655) in forma di quadrilatero, è una delle più vaste e maestose sacrestie di Roma.
Dall’ante-sacrestia, un atrio diviso in due navate da pilastri, si accede all’antica sacrestia attraverso un portale di pietra intagliata che reca il nome del Cardinale Odoardo Farnese sormontato dall’impresa della sua famiglia: fleur-de-lis, oppure i gigli, sul campo disadorno. Rampollo di una delle dinastie ecclesiastiche più potenti del Cinquecento, il Farnese era il mecenate dell’ Antica Sacrestia e dell’adiacente Casa Professa (1599), mentre il suo prozio, il Cardinale Alessandro Farnese (nipote di Paolo III, il papa che approvò la fondazione della Compagnia di Gesù nel 1540), aveva finanziato la costruzione della chiesa. Perciò il giglio dei Farnese è in evidenza dappertutto nell’Antica Sacristia come pure un po’ dovunque nella chiesa del Gesù.
Nel vestibolo d’ingresso alla sacrestia sul soffitto, si può ammirare in stucco dorato su fondo azzurro il trigramma “IHS”, un pastiche di lettere greche e romane che costituiscono un’abbreviazione del nome di Gesù, tutto compreso in un sole raggiante. Come un punto focale della devozione, il trigramma è anteriore alla sua adozione nel sigillo ufficiale della Compagnia, ma in seguito è divenuto il simbolo distinto dei gesuiti.
Al centro della volta si vede un affresco – Adorazione del SS. Sacramento – del fiorentino Agostino Ciampelli (1578-1617).
Nella parete in testa vi è una piccola cappella, la cui pala d’altare, raffigurante S. Ignazio, è attribuita ad Annibale Carracci (1560-1609); nell’arco sovrastante, due affreschi con episodi della Passione, probabilmente dovuti a Giovanni Lanfranco di Parma (1581-1647).
Le pareti sono occupate da grandi armadi in noce massiccio, artisticamente lavorati e ornati con statuette dei dodici Apostoli dello stesso legno, colorate in tinte bronzee. Interessante il busto di S. Ignazio, in legno dipinto, in alto a destra.