Meditazione Pasquale – 2017
di p. Vincenzo D’Adamo S.I
Nella quarta settimana degli Esercizi Spirituali – dedicata alle contemplazioni della risurrezione – Sant’Ignazio ci propone di:
considerare come la divinità, che sembrava nascondersi nella passione, appare e si manifesta ora così miracolosamente nella santissima risurrezione, attraverso i suoi veri e santissimi effetti. [Es. 223]
Il Risorto si comunica attraverso ciò che Egli trasforma in noi in modo tale che possiamo avvertirne i “veri e santissimi effetti”. Ora, se gli “effetti” della croce – delle nostre croci e di quelle dell’umanità – sono smarrimenti, paura, mortificazione, dolore, desolazione, disperazione, quali saranno gli effetti della resurrezione, della nostra attuale resurrezione nel Signore? Apriamoci quindi a farne esperienza!
In questi giorni ho proposto alla mia Comunità della Residenza del Gesù di metterci, nella preghiera, in compagnia di coloro che per primi hanno percorso la via che va dalla croce alla resurrezione. Ho chiesto di intrattenerci, in particolare, con la figura di Maria di Magdala (cap. 20 del Vangelo secondo Giovanni) che “vede” il Risorto e corre ad annunciarlo; con lei chiedere la grazia di incontrare personalmente il Signore, di accoglierlo, contemplarlo, interiorizzarlo, così che la nostra vita, unita più fortemente alla Sua, si trasformi, si elevi ad una dimensione più alta di bellezza e di pienezza.
Nelle note che seguono vi trascrivo alcuni miei appunti relativi a una meditazione sulla resurrezione che avevo ascoltato anni fa da un santo amico sacerdote, don Michele Do. Che ci sia di aiuto nel vivere il tempo pasquale, nella comunione e nella gioia del Risorto.
Resurrezione
La Pasqua, è il passaggio a una dimensione più alta di vita, vicina a Dio. E’ il compimento di tutta un’esistenza che ascende e raggiunge la sua intima essenza: come il seme che muore, genera e produce molto frutto. La resurrezione è il termine di un divenire, una profonda trasformazione di tutto l’essere di Cristo nell’essere di Dio: tutt’uno con Dio. Un divenire che passa attraverso la morte, attraverso la necessaria sofferenza, la croce. Un transito che ha una continuità con la vita precedente, che tutto ritrova e assume, trasfigurandolo in una dimensione più alta. Tutto trasfigurato, nulla tralasciato, come la forza, la bellezza, la dolcezza dell’amicizia: ne fa esperienza Maria di Magdala (Giovanni cap. 20), che alla tomba vuota si sente chiamata per nome e ritrova nell’incontro la pienezza dell’amicizia, trasfigurata, elevata.
Il Risorto è presente nella comunione con i suoi discepoli. L’aveva detto: “vado e non vi lascio orfani, tornerò a voi”. Una presenza e una comunione più profonda, così com’ è presente Dio nel cuore degli uomini. Nella resurrezione avviene l’interiorizzazione di Gesù nelle profondità dell’essere, là dove si può affermare con intima certezza: “io vedo”. Nel discorso della cena Gesù disse: “io in voi e voi in me, come il Padre è in me e io nel Padre”. Si giunge ad una comunione profondissima, un in-esse che allo stesso tempo è elevazione della nostra umanità sempre più in alto. Perciò il Risorto dice: “è bene che me ne vada”, perché possiamo ricevere lo Spirito, quel ritorno interiore che radicalizza Dio in noi e che fa ascendere le profondità del nostro essere a Dio.
(Don Michele Do, St. Jacques Champoluc, 21 aprile 1996)